La crisi della coscienza europea (Italian Edition) by Paul Hazard

La crisi della coscienza europea (Italian Edition) by Paul Hazard

autore:Paul Hazard [Hazard, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utet
pubblicato: 2019-09-30T22:00:00+00:00


* * *

Egli non doveva condurre a compimento né La Défense de la tradition et des Saints Pères, né la Politique tirée des propres paroles de l’Écriture Sainte e tante altre opere, tutte necessarie, tutte urgenti. Ardeva di recarsi tra gli Inglesi, di venire a colloquio con i teologi di quel paese, di aprir loro gli occhi: in Inghilterra, non ci andò mai. L’Inghilterra si sprofondò nel suo scisma, cacciò via il suo re, preferì prendere come sovrano il peggior nemico della Francia e del cattolicesimo. «Non faccio che gemere sull’Inghilterra»5. Aveva pensato, un tempo, di promuovere una crociata contro i Turchi: dov’è il tempo in cui pronunciava, nella chiesa dei Padri della Merci, il panegirico di san Pietro di Nolasque e s’indignava dei grandi e spaventosi progressi dell’islamismo? in cui si lamentava che si abbandonasse al Turco, il nemico capitale, il più temibile impero che il sole abbia mai illuminato. «O Gesù, Signore dei Signori, arbitro di tutti gli Imperi, e Principe dei re della terra, sino a quando tollererete che il vostro nemico dichiarato, assiso sul trono del grande Costantino, sostenga con tanti eserciti le bestemmie del suo Maometto, abbatta la vostra croce sotto la sua mezzaluna e diminuisca ogni giorno la cristianità con armi tanto fortunate?». Allora, al giovane Luigi XIV arridevano le grandi imprese. Oggi, non si parlava più di partire per l’Oriente lontano. Non più sogni. Quando si parlava di crociate, non solo i libertini sorridevano, ma pii ecclesiastici pensavano che fosse meglio lasciar in pace i Turchi: delle crociate, si è stufi, diceva l’abate Fleury; non se ne parla più che nei desideri di gente più zelante che illuminata o nelle prediche di qualche poeta cortigiano.

Era sempre lo stesso, incrollabile; ma gli sembrava che le cose intorno a lui scivolassero via, si presentassero sotto colori nuovi: non le riconosceva più. Era sempre stato circonfuso di considerazione; sin nella vivacità delle polemiche, si era rispettato il suo zelo, la sua carità, la sua buona fede. Principi stranieri, vescovi gli avevan reso testimonianza, lo avevano colmato di segni di onore. Ma, da quando i Riformati si erano insediati in Olanda, non più deferenza, e nemmeno cortesia; lo si ingiuriava. Il Jurieu, scatenato contro tutti, lo era particolarmente contro di lui. Lo accusava di simulazione, di menzogna; elevava sospetti contro i suoi costumi, parlava di concubinato. Era grossolano: Bossuet si fa chiamare monsignore! Ah! codesti signori vescovi sono ben saliti di grado rispetto ai fondatori del cristianesimo, i quali non avevano altro titolo che quello di servo di Gesù Cristo. Bossuet è un declamatore privo di onore e di sincerità; manca di buon senso e di pudore; è di un’ignoranza grossolana, di una temerità che rasenta l’inverosimile; per negare quello che egli nega, bisogna avere una faccia di bronzo o essere di un’ignoranza vasta e sbalorditiva…

Egli non era di quelli che sono insensibili alle ingiurie, o che provano anzi un certo gusto a provocarle, a riceverne. Aveva scatti, collere che attestavano in lui una viva capacità di



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